FC in Vogue Italia
In barba a… Uomini rasati, non rasati e con i baffiIl ritorno dei baffi e i capelli “da abbinare”. Tutti i tipi di barba insomma. Un vero e proprio fenomeno che sta bene a (quasi) tutti di cui abbiamo parlato con un vero esperto
C’era chi andava in battaglia e chi restava a casa, a pensare. C’era chi si tagliava la barba, così da non dare alcun appiglio ai nemici. E chi, la barba, se la faceva crescere per dire al mondo che “noi qui non si combatte. Si riflette”. C’erano i guerrieri e c’erano i filosofi. E questi ultimi, nel tempo che intercorso fra l’Imperatore Adriano e Caracalla, avevano una cosa in comune: baffi, pizzo e compagnia. Insomma: barba ergo sum.
Poi la questione “vello” è dilagata. Certo c’era Nietzsche col suo moustache a manubrio, ma essere dei pelinfaccia (come avrebbe deto Roald Dalh) era cosa piuttosto comune. Infine, in una sorta di archè, si è tornati al punto di partenza.
“Dopo la fine dell’Ottocento, la barba ha assunto delle connotazioni legate al mondo politico e intellettuale. Basti pensare a chi la portava negli anni ’60 e ’70. Non radersi era una sorta di contrasto, di ribellione a quella che era stata la cultura militare che aveva dominato nei decenni precedenti”, spiega Francesco Cirignotta FC, Barbitonsore e Tricoesteta a Milano (v.le G. D’Annunzio 25).
“Anche negli anni’80, la barba non ha avuto un riconoscimento ‘di massa’. D’altronde, se pensiamo alle sottoculture di quel periodo, la comunicazione, l’espressione della propria personalità passava attraverso i capelli, ma il viso era completamente rasato”.
Poi sono arrivati i lumbersexual (il termine, come spiegato da Francesca Bussi su Vanity Fair deriva da lumberjack, boscaiolo), gli hipster e movember movimento che sensibilizza su temi come il tumore della prostata e dei testicoli. “Il fenomeno della barba è dilagato perché gli uomini, evidentemente, vogliono dare un’immagine di sé più legata ai valori e meno alla superficie. Una sorta di passione che andrebbe vissuta con ironia e voglia di sperimentare. Senza timore. Anche perché la barba sta bene quasi a tutti”, aggiunge Cirignotta.
Il discorso cambia quando si parla di baffi. “Vanno provati”, continua l’esperto “In questo caso a fare la differenza sono i capelli che vanno ‘pensati’ in una sorta di abbinamento. Un esempio? Lo stile anni ’30 con la riga da una parte e lo styling realizzato con un po’ di gel”. E a proposito di stile, Cirignotta ci spiega come “Il ritorno alla barba e alla sua cura sia una sorta di rivincita dell’artigianato e dell’artigiano” quale, in effetti, è il barbiere.
È utile infine affrontare un’ultima questione: la pulizia. Anche perché, dati alla mano, la barba sarebbe un covo di (inorridiamo) 20mila batteri. “Baffi & Co. vanno trattati come i capelli. Per cui bisogna lavarli con uno shampoo e trattarli con un olio che da una parte nutre e dall’altra protegge. Senza dimenticare lo scrub che purifica l’epidermide sottostante e n più deterge anche la barba”.
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